Volere Volare
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Ti devo dire una cosa, una soltanto…

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Ehi dove vai? Aspetta un attimo! Ti devo ancora raccontare una cosa! Ti prego, ho paura di non fare in tempo.
Ieri mattina ho fatto una passeggiata per te, quando mi hai detto che ti piace svegliarti presto per ascoltare i rumori della città che si sveglia, i ragazzi che vanno a scuola, le prime macchine che accendono il motore. Mi sono chiesto “ma come cazzo fai a sentire tutte queste cose da un letto dell’ospedale?”,  così ho deciso di essere i tuoi occhi, il tuo naso, le tue gambe e ho pensato di andare al lavoro a piedi alle sei del mattino, quando la nostra città adottiva si sveglia.
Sono partito dalla fermata del bus davanti alla sacchetta, il mare era calmo di un verde particolare che contrastava col bianco delle barche, le quali riposavano nell’attesa della prossima uscita al largo, disturbate solo dai gabbiani che non se ne stanno zitti un attimo! L’odore salmastro che saliva dall’acqua mi riempiva i polmoni, cercavo di assaporare ogni singola sensazione per potertela poi raccontare nei minimi particolari. Ho proseguito sulle rive tra il gorgheggiare delle onde e le auto che sfrecciavano con i primi clacson, i primi motori rombanti delle motociclette e il brontolare rumoroso delle auto e degli autobus, e ho pensato che solo tu potevi apprezzare ‘sto casino assordante.
Siamo al quattro giugno, la temperatura è gradevolissima, il sole risplende. Ho proseguito per la tua passeggiata mattutina sotto lo sguardo fiero di Massimiliano d’Austria, lui verde come il mare, bianche le panchine marmoree e verde acido le foglie degli alberi, ciao piazza Venezia, il mio amico ti saluta e bum! Sono in Cavana.

Qui lo scenario cambia di getto. L’odore del mare fa spazio all’odore di candeggina, stanno riaprendo i bar e gli esercenti puliscono i loro pezzi di marciapiede dalle pisciate dei cani del giorno e della notte precedente. È la vita che ricomincia. Chiudo i tuoi occhi e apro bene le tue orecchie. Il rumore delle scope assomiglia alle onde del mare, l’acqua che evapora dal pavimento mi dà una sensazione di pulito, di ordine, di tranquillità e proseguo, Piazza Ortis e subito dopo odore di pane e di dolci, un lattaio consegna la sua cassetta piena e riprende la vuota, una signora accompagna il cane nella loro abitudinaria passeggiata, il macellaio riempie il suo banco,  più in là profumo di frutta e verdura colorata che sembra un arcobaleno, ti piacerà sicuramente, banane, mele, fragole, insalata, albicocche, ciliegie.
E Piazza Unità? Che meraviglia, che colori, il bianco dei palazzi di fronte all’azzurro del cielo terso che si posa sulle montagne friulane che a loro volta sembrano galleggiare sul mare che placido le accoglie, uno squarcio di realtà che sembra un poster e là in fondo ho visto i ragazzi con gli zaini con il loro vociare allegro che sognano le vacanze in arrivo, sì missione compiuta ti ho fatto vedere e sentire anche loro.
In Piazza della Borsa ho sentito il calore del sole, ho assaporato l’odore della città, quel profumo inconfondibile che si sente solo qui e poi Corso Italia, qui il traffico è già in pieno movimento, poi Via Mazzini pedonale deserta, mi sembrava di essere il re della strada, qui i palazzi sono dipinti di nero dallo smog, in fondo si intravvede un po’ di giallo di Piazza Goldoni, i negozi di abbigliamento con le loro vetrine primaverili mi ricordano i colori della frutta, sento l’audio di un Tg provenire da una finestra aperta.
L’ultimo pezzo lo faccio tra viuzze sporche. L’odore non è buono ma forse è colpa mia, ho ripreso il possesso dei miei sensi, ho abbandonato i tuoi, l’angoscia, la paura di non fare in tempo mi dà un senso di impotenza, di tristezza, sì ho paura che non mi aspetterai, che non ti racconterò tutto questo e sono triste, eppure mi basterebbe rivedere un attimo il tuo sorriso per ricordarmi che la vita è bella anche se la strada, a volte, è sporca e puzzolente, chi se ne frega, mica si può stare sempre in Piazza Unità!  Siamo positivi, noi!

Mirko